Un rarissimo opuscoletto racconta l’impresa di
Francesco Lucifero
di Massimo Tricamo
Navigando su
internet alla ricerca di documenti d’archivio sull’Assedio di Milazzo del
1718/19, l’attenzione viene attirata da un opuscoletto sconosciuto intitolato Diverse notizie rimarcabili nella partenza
che fecero le Truppe Cattoliche da Messina per Melazzo sotto li 8 Ottobre 1718 (Stamparia
d’Antonino Gramignani, Palermo 1718).
A darne notizia
è il sito della Libreria Antiquaria Perini di Verona, che completa la
descrizione dell’opuscoletto - una placchetta in gergo bibliografico - con
questa breve descrizione: «4 pagine in ottavo (210x140), veduta fantastica
della città entro vignetta silografica al frontespizio e capolettera istoriato.
Cartoncino decorato marmorizzato moderno. Rarissima placchetta, sconosciuta a
tutte le bibliografie e non censita in alcuna biblioteca italiana ed estera».
Narra del
viaggio lungo il litorale da Messina a Milazzo delle truppe spagnole, che l’8
ottobre 1718, conducendo otto pezzi di cannoni ed altri armamenti allo scopo di
trincerarsi tra Porta Messina e S. Papino (dunque da Levante a Ponente), si
scontrarono tra l’altro con alcune imbarcazioni nemiche (quattro galere
napoletane ed un vascelletto britannico) presso Acqualadroni. Lo scontro fu
fatale alle imbarcazioni, colpite dalle artiglierie spagnole che si stavano
trasportando e costrette a capitolare navigando verso Reggio. Ebbe la peggio il
vascelletto inglese: sconquassato, fu trainato fino alle coste calabre dalle quattro
galere.
La placchetta
menziona inoltre le barbarie che le truppe austriache e piemontesi usavano
contro la gente di Milazzo. Spiccano le «tante violenze alle donne nelle
chiese». Ed infine racconta un avvenimento alquanto singolare. Ha per
protagonista Francesco Lucifero, verosimilmente il padre di Paolo Lucifero,
primo barone di S. Nicolò, che in seconde nozze sposò Caterina Patti,
acquisendo nel 1751 l’antica e panoramica Baronia dei Baeli, e che a Milazzo
ricoprì l’incarico di “segreto”. Il padre del primo barone di S. Nicolò si
chiamava infatti Francesco, fu amministratore cittadino (“giurato”) e sposò
Antonia Catanzaro: è quanto si evince dall’albero genealogico di casa Lucifero,
oggi di proprietà dell’omonima fondazione ed attualmente depositato in custodia
presso il Museo Regionale di Messina.
La placchetta
cita il Francesco Lucifero come «uomo commodissimo», facoltoso proprietario di
Milazzo che diede la sua disponibilità a finanziare il reclutamento di ben 500 uomini
al fine di potenziare le truppe piemontesi. L’impegno del Lucifero non si
limitò allo sforzo finanziario. Curò in prima persona il reclutamento di «500
Milazesi in circa», che però - con non poca sorpresa - assoldò al servizio del
nemico, ossia delle truppe di Filippo V. Ignari delle reali intenzioni
dell’aristocratico milazzese, i militari piemontesi ed austriaci - intenti ad
accogliere le truppe di rinforzo assoldate dallo stesso Lucifero - caddero in
una vera e propria imboscata, che causò la morte di 600 di loro.
Fin qui il
racconto della placchetta, che tuttavia lascia perplessi, facendo dubitare
sull’attendibilità delle notizie in essa riportate. Di tale imboscata -
peraltro con un numero esorbitante di vittime - non si ha infatti notizia nelle
altre fonti coeve, tanto austro-piemontesi, quanto soprattutto spagnole, che -
al contrario delle prime - non avrebbero avuto motivo di tacere un evento così
sfavorevole per il nemico. Sembra piuttosto trattarsi di notizie infondate
destinate alla mera propaganda, che oggi ricondurremmo piuttosto al calderone
delle “fake news”. E forse è per questo che la placchetta (pubblicata a spese
del Lucifero?) non trova riscontro in altri esemplari, oggi irreperibili in
altri archivi privati e nelle biblioteche pubbliche sia italiane che estere.
Probabilmente fu destinata al macero già nel 1718.
Unica copia
sopravvissuta quella in possesso della Libreria Antiquaria Perini, che da
Verona, rispondendo al nostro accorato appello, non ha esitato ad inviarci via
mail - a titolo gratuito - la riproduzione ad alta risoluzione qui riproposta.
Una cortese e generosa collaborazione quella dell’antiquario veronese, al quale
lo scrivente e la Società Milazzese di Storia Patria indirizzano un sincero
attestato di stima e riconoscenza.